09-05-2013, Macerata(MC) - Marche
"Kyenge torna in Congo". Questo lo striscione affisso da alcuni militanti di Forza Nuova davanti alla sede del Pd in via Spalato. Lo rende noto in una nota la stessa Forza Nuova, contraria alla proposta del senatore Mario Morgoni di concedere la cittadinanza onoraria al ministro dell'Integrazione Cecile Kyenge. Per Forza Nuova, "non si può svendere la cittadinanza italiana a elementi alieni alla nostra cultura, così come non si può obbligare i cittadini ad applaudire un modello di società multirazziale come quello della banlieue parigina". Forza Nuova chiede "una revisione in senso restrittivo della Bossi-Fini, procedendo all'espulsione immediata degli extracomunitari che hanno commesso reati in Italia, affinché episodi come l'omicidio di Livorno ad opera di un senegalese con tre decreti di espulsione non si ripetano più". Immediata l'apertura di un fascicolo da parte del procuratore capo. Nell'ottobre 2013, la Procura chiude le indagini aperte sul manifesto razzista: unico indagato resta il coordinatore provinciale di Forza Nuova, T. G.. Lui si dichiara estraneo ai fatti, ma la Digos ha sequestrato varie prove a suo carico. L'accusa per G. è "reato di propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico, aggravato dal fatto di averlo commesso in danno di un pubblico ufficiale". Nel gennaio 2022, la corte d'appello di Ancona, in parziale riforma della sentenza emessa dal tribunale di Macerata, assolve T. G.. Nel caso di specie, la corte ha ritenuto insussistente la legge Mancino e ha assolto l'imputato perché il fatto - dunque il razzismo - non sussiste. Il collegio ha tuttavia confermato la condanna inflitta in primo grado per diffamazione in merito al contenuto del cartello in oggetto. La difesa annuncia ricorso in Cassazione anche in merito a quest'ultimo provvedimento, per il quale si attende il deposito delle motivazioni entro 90 giorni.
A febbraio 2023 vengono pubblicate le motivazioni della sentenza con cui la Corte di Cassazione, all’esito dell’udienza del 26 ottobre 2022, ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato da T. G. contro la sentenza della Corte di Appello di Ancona del 18 gennaio 2022 che lo aveva condannato per il reato di diffamazione nei confronti dell’ex ministro Cécile Kyenge aggravato dalla finalità di odio etnico e razziale. G. è stato condannato anche al risarcimento del danno nei confronti, oltre che dell’ex Ministro Kyenge, anche dell’Arci che aveva chiesto ed ottenuto di potersi costituire parte civile nel procedimento penale.
Comune | Provincia | Regione | Fonte | Atti | Violenze verbali | Propaganda | Manifestazioni Razziste |
Macerata | MC | Marche | La Repubblica | Violenze verbali | Propaganda razzista | Scritte, striscioni, volantini e manifesti razzisti | |
Violenze fisiche | Danni proprietà | Discriminazioni istituzionali | Moventi | Ambiti | Tipologia autore | Gruppi | Attori istituzionali |
Origini nazionali o etniche | Vita pubblica | Gruppi di estrema destra | |||||
Attori amministrativi | Partiti | Età attori | Età vittime | Genere vittima | Gruppo Bersaglio | Nazionalità | Area |
Adulto 30-65 anni | italo-congolese | Politica |