03-08-2011, Venezia(VE) - Veneto
In una lettera firmata "Dario Calimani, Venezia", pubblicata sul quotidiano La Repubblica, si racconta di un episodio di razzismo accaduto nella sede di Mediaworld dell'area veneziana. A scrivere è il padre, testimone è il figlio: "Giorni fa, nella sede di Mediaworld, di fronte al pubblico in attesa di essere servito, un'impiegata dice al telefono: «Ma quello è un ebreo di m….». Testimone del civile enunciato è purtroppo mio figlio, il quale cortesemente chiede: «E se io fossi ebreo?». La signora, anziché scusarsi imbarazzata, rivendica la propria libertà di parola e chiede invece a mio figlio se egli sia davvero ebreo o se abbia solo voglia di far polemica. E per provarlo gli chiede che cognome abbia, visto che lei dal cognome li sa riconoscere gli ebrei. A una prima analisi si dedurrebbe che contestare un atto di antisemitismo è di per sé un atto polemico e a farlo comunque può essere solo un ebreo. Ma la signora non si ferma, e aggiunge che ormai tutti si esprimono così, e in certi ambienti dei centri sociali si dice anche «negri di m….». La discussione continua così di fronte ai clienti, tra i quali un ebreo sconcertato e turbato, e a un capo reparto che va poi a riferire l'accaduto al direttore che, successivamente, contrito si scusa".
Comune | Provincia | Regione | Fonte | Atti | Violenze verbali | Propaganda | Manifestazioni Razziste |
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