03-07-2009, Roma(RM) - Lazio
"Dieci giorni fa stavo chinata sul lavello del bagno, nella casa dove faccio la colf ormai da due anni", comincia F., 30 anni, brasiliana. "Non so che succede, mi si blocca la schiena, non potevo più camminare. Mi sono spaventata. Ho pensato: oddio sono i reni". F. chiama la «signora», le dicono di stendersi sul letto, di riposarsi. "Insomma, carini. Ma io dico: forse è meglio se andiamo in ospedale". Dopo un breve consulto in famiglia, il responso è no. F. è "clandestina": "L'hai sentito cosa dicono in televisione", le hanno detto i suoi datori di lavoro. "E se poi ci denunciano?". Trascorrono ancora due giorni, ma la ragazza sta ancora male. A questo punto, i suoi datori di lavoro, si improvvisano medici, e le fanno una puntura. F. si decide infine a chiamare sua sorella: «Lei mi è venuta subito a prendere, e siamo andate al pronto soccorso». Nessuna infezione, si tratta solo di una brutta infiammazione muscolare. F. non torna a casa, va a dormire dalla sorella. Tre giorni dopo, i datori di lavoro la chiamano al telefono e le dicono che sta approfittando per tutti questi giorni di assenza. F. è umiliata, ma decide di tornare al lavoro. «Sul mio letto c'erano degli scatoloni con tutte le mie cose dentro». I «padroni» le hanno detto che la casa è troppo grande e lei non ce la fa.
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