03-03-2010, Calcinato(BS) - Lombardia
Il sindaco Marika Legati (Pdl-Lega Nord) emette l'ordinanza n. 21, avente ad oggetto "Ordinanza per l'applicazione delle norme legislative statali vigenti in materia di ospitalità del cittadino straniero e per i cittadini richiedenti l'iscrizione anagrafica nel registro della popolazione residente con disposizioni congiunte in tema di ordine pubblico di pubblica sicurezza e tutela igienico-sanitaria". Di fatto, il comune chiede ai cittadini stranieri, ai fini dell'iscrizione anagrafica, la dimostrazione di un reddito minimo, in analogia con quanto previsto per i cittadini comunitari, l'esibizione del passaporto valido con regolare visto di ingresso, nonché la certificazione di idoneità dell'alloggio rilasciata dagli uffici tecnici, richiesta in quest'ultimo caso anche ai cittadini dell'Unione europea, e subordina l'ospitalità di cittadini stranieri all'idoneità abitativa. Tali requisiti richiesti sono aggiuntivi, e non sono previsti dalla legge ai fini dell'iscrizione all'anagrafe della popolazione residente. L'Asgi e la Fondazione Guido Piccini per i diritti dell'Uomo Onlus di Brescia presentano un ricorso contro l'ordinanza. Il Tribunale di Brescia, sez. V.G., con ordinanza dd. 31 marzo 2011 (n. 588/2011), accoglie il ricorso, accertando i profili discriminatori dell'ordinanza, in quanto viene a ledere il principio di parità di trattamento tra straniero regolarmente soggiornante e cittadino in materia di iscrizione anagrafica. Il giudice ordina al Comune la cessazione del comportamento discriminatorio, condannandolo al pagamento delle spese legali. Il Comune dovrà inoltre pubblicare l'ordinanza sul proprio sito Internet. Questa sentenza è significativa in quanto costituisce il primo precedente giurisprudenziale in Italia che affronta la tematica dell' "ethnic-profiling", cioè l'uso o l'influenza di stereotipi o di fattori "etnico-razziali" o religiosi da parte delle forze di polizia o delle autorità pubbliche nelle proprie attività di controllo delle persone e delle loro attività, senza una ragionevole giustificazione.
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