
Era il 1973 quando nasceva Marco Cavallo, un’opera realizzata da Vittorio Basaglia e Giuliano Scabia, Federico Velludo, Ortensia Mele, Stefano Stradiotto insieme agli operatori e ai pazienti del manicomio di San Giovanni a Trieste. Un cavallo blu che con il suo passaggio denunciava le condizioni dei pazienti rinchiusi all’interno dei manicomi, una delle tante tappe che portò all’abolizione di questi istituti cinque anni dopo, nel 1978. Vent’anni dopo la chiusura dei manicomi nascevano i Centri di Permanenza Temporanea e Assistenza, divenuti poi Centri d’Identificazione ed Espulsione e dal 2017 Centri di Permanenza per Il Rimpatrio.
In quei vent’anni la storia degli istituti disciplinari, per dirla alla Foucault, non si è interrotta. Non solo per la presenza dell’istituto carcerario, ma anche di altri luoghi di cui anche di recente la Corte Costituzionale ha decretato il carattere di privazione della libertà personale: i CPR. In questa continuità storica si inserisce il viaggio di Marco Cavallo, che a distanza di 50 anni ritorna per riportare alla luce la difficile condizione delle persone migranti detenute all’interno dei CPR.
L’iniziativa promossa dal Forum Salute Mentale ed altre realtà è partita il 6 Settembre con la prima tappa del viaggio di Marco Cavallo a Gradisca d’Isonzo, la statua continuerà il suo cammino andando a Milano il 20 Settembre, il 27 Settembre a Roma, a Palazzo San Gervasio il 4 Ottobre, l’8 Ottobre a Brindisi. La conclusione del viaggio sarà a Bari il 10 Ottobre.
Il tema della salute psichica come possibilità di controllo dei corpi e delle vite è attuale tanto quanto lo era nel 1973, quando Marco Cavallo seguito dai pazienti del San Giovanni attraversò le strade di Trieste. Sia in questa sede che attraverso le parole di molte realtà antirazziste come la Società Italiana dei Medici per l’Immigrazione, è stato più volte denunciato il carattere patogeno dei Centri di Permanenza per il Rimpatrio, in cui spesso le persone migranti sviluppano patologie psichiche, acuite dall’abuso di psicofarmaci all’interno delle strutture. Lo stato di disumanizzazione a cui sono soggette le persone detenute nei CPR è spesso al centro sia delle denunce portate avanti dalle realtà antirazziste, quanto delle varie proteste sollevate dalle persone migranti stesse.
A questo coro ora si unisce Marco Cavallo, un dispositivo simbolico che unisce la storia della lotta per la chiusura dei manicomi e la lotta contro la detenzione negli istituti disciplinari, evidenziando come ad oggi la malattia mentale e la detenzione siano anche uno strumento di razzializzazione, che criminalizza e stigmatizza le persone migranti per l’assenza di un documento.
Gli ultimi e le ultime per cui Marco Cavallo ha iniziato il suo viaggio negli anni ‘70, sono ancora gli stessi: persone spesso ridotte in condizione di fragilità sistemica che vengono dipinte come pericolose, facendo sorgere la necessità di un’esclusione che comporta una forma di reclusione o detenzione. Oggi quegli ultimi sono le persone migranti detenute nei CPR.
Mentre iniziava il galoppo di Marco Cavallo il 6 settembre, la Corte di Cassazione metteva in discussione una norma del DL n.37/2025 – che prevede che in caso di non convalida di un trattenimento nei CPR la persona migrante possa essere trattenuta per 48 ore – accogliendo le istanze di un migrante senegalese detenuto in Albania e poi – a seguito della mancata convalida al trattenimento – trasferito al CPR di Bari.
Frattanto che l’attenzione sul tema della detenzione amministrativa continua ad essere presente nei media e nella politica, le città che faranno da prossima tappa al viaggio di Marco Cavallo si preparano. Ad esempio a Roma – terzo tappa del percorso – si terrà il 13 Settembre alle ore 18.00 presso il Centro Socio-Culturale Ararat un’assemblea territoriale pubblica organizzata dalla Rete Stop CPR Roma in vista del presidio che si terrà a Ponte Galeria il 27 Settembre alle ore 10,00 insieme a Marco Cavallo.
Per seguire le prossime iniziative programmate in occasione delle tappe di Marco Cavallo consultare il sito del Forum Salute Mentale.
Foto del Forum Salute Mentale e Rete No CPR