Cori razzisti, fischi e insulti. E la partita viene sospesa. E’ successo oggi, 3 gennaio, allo stadio Carlo Speroni di Busto Arsizio, dove il Milan stava giocando un’amichevole con la Pro Patria.
Già dai primi minuti della partita, circa 200 ultras della squadra di casa hanno iniziato a intonare cori razzisti verso Niang, Nuntari e Boateng, giocatori del Milan. Situazione che è proseguita fino alla metà del primo tempo, quando Kevin-Prince Boateng, il giocatore di origine ghanese preso maggiormente di mira dagli insulti, ha scagliato il pallone verso il settore dello stadio da dove prevenivano i cori. Subito dopo, si è tolto la maglia, dirigendosi verso gli spogliatoi. Ma invece di essere convinto dai compagni a giocare – come era successo il 25 novembre del 2005 nella partita Messina-Inter, quando il giocatore nerazzurro Zoro, ivoriano, aveva minacciato di abbandonare il campo -, è stato seguito dagli altri giocatori, invitati ad abbandonare la partita dal capitano Massimo Ambrosini. Il gioco è stato dunque sospeso.
“Continuare con un clima del genere era impossibile, serviva un segnale”, ha commentato Ambrosini in conferenza stampa. “Bisogna smetterla con questi gesti incivili, credo che l’Italia debba migliorarsi sotto questo punto di vista e debba diventare un Paese più civile, più educato e un pochino più intelligente”, ha aggiunto l’allenatore del Milan, Massimiliano Allegri.
E’ la prima volta che una squadra lascia il campo in segno di protesta contro i cori razzisti, purtroppo tutt’altro che rari negli stadi italiani. Un fenomeno che viene spesso condannato a parole, a volte sanzionato con multe alla squadra di appartenenza dei tifosi razzisti. Ma che poi nella pratica permane, dando la sensazione che, tutto sommato, i cori e gli insulti di stampo razzista vengano considerati più come goliardate, piuttosto che come veri, e gravi, atti di razzismo e intolleranza. Basta guardare con quanta frequenza sventolano sugli spalti bandiere con simboli fascisti, striscioni inneggianti all’intolleranza e alla discriminazione. Una realtà decisamente grave, dato il ruolo educativo che dovrebbe avere lo sport, ambiente di formazione, aggregazione e crescita per moltissime persone.
Per questo, il gesto del Milan risulta significativo: un segnale forte, che parte proprio dai giocatori, spesso presi a modello da tanti ragazzi. E che dovrebbe essere preso ad esempio, come sottolineato da Allegri: “Spero che questa cosa abbia un seguito se dovesse capitare anche in gare ufficiali dai Dilettanti fino alla Serie A”.