Dal 4 all’8 giugno 2022, presso lo Scout Center di Roma, si è svolto il pilot training partecipativo sul tema dell’advocacy, all’interno del progetto BABI – Better Advocacy for Better Inclusion. Sono stati 25 gli attivisti e le attiviste coinvolte provenienti da Grecia, Malta, Spagna e Italia, scelti dalle rispettive organizzazioni partner di progetto Antigone, Sos Malta, Sos Racisme Catalunya e Lunaria, per il loro impegno nell’ambito delle migrazioni e della lotta al razzismo ed in particolare per il loro coinvolgimento nelle attività di advocacy.
L’obiettivo generale è stato quello di fornire ai partecipanti conoscenze teoriche e competenze tecniche utili a promuovere azioni di advocacy solide, coerenti ed efficaci presso i decisori pubblici. Inoltre, grazie all’uso delle tecniche di educazione non formale, i partecipanti hanno potuto attivamente interagire su più livelli.
Il pilot training proposto è il risultato di una ricerca sviluppata nell’ambito dello stesso progetto BABI, che in questa occasione è stato sperimentato con l’intento di poter, successivamente, progettare un modulo di formazione.
Durante i cinque giorni di formazione, articolati in sei sessioni, si è tentato insieme di individuare alcuni approcci strategici per strutturare e migliorare le iniziative di advocacy, a partire da una definizione condivisa del concetto di advocacy stesso. Si sono poi ripercorse le fasi principali del ciclo di advocacy, valorizzando ogni step attraverso simulazioni e attività di gruppo: dalla necessità di analizzare accuratamente il contesto in cui inserire la propria strategia per descrivere meglio il problema; passando per la stesura di un piano dettagliato, che includa obiettivi generali e specifici, un network di supporto alla causa e le varie attività; fino a giungere alla scelta dei messaggi chiave e dei canali attraverso cui veicolarli.
Molto utili alla discussione sono stati i contributi offerti dai casi di advocacy promossi da movimenti e organizzazioni di migranti e antirazziste, così come gli esempi proposti di partecipazione attiva e di networking. Infine, i partecipanti hanno potuto sperimentare attivamente la progettazione collettiva di un piano di advocacy – a partire da esempi concreti – con il fine di calare il più possibile la formazione in un contesto reale e quotidiano.
Il risultato è stato un training molto intenso, con momenti più dibattuti ed altri più distesi, nonostante il ritmo serrato con cui le varie sessioni si sono succedute, la densità degli argomenti trattati e le piccole difficoltà linguistiche. I temi che hanno suscitato più interesse e discussione sono stati senza dubbio quello relativo alla spinosa questione del razzismo strutturale – analizzata dai partecipanti anche grazie al supporto di alcuni casi esemplari – e quello relativo all’accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati. Ma non solo: si è parlato anche in modo più ampio degli arrivi dei migranti via mare, dell’attraversamento delle frontiere da parte dei migranti, dell’accoglienza negli insediamenti informali etc.
L’uso di foto e video ha agevolato le discussioni, lasciando maggiormente impressi nella memoria alcuni passaggi significativi. Il confronto, a volte serrato, in piccoli e grandi gruppi ha permesso di mettere in luce situazioni comuni e condivise nei vari paesi UE, così come le profonde differenze. Anche l’approccio non formale è stato utile da un lato a far conoscere meglio i partecipanti fra di loro, dall’altro ad alleggerire le intense sessioni di lavoro.
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