Oggi, mercoledì 24 febbraio, il leader della Lega Nord Matteo Salvini è stato a Roma, nel quartiere di Tor Sapienza. Una visita che è durata in tutto un paio d’ore, scandita da due soste: la prima a piazza De Cupis, la seconda all’interno del ‘campo rom‘ di via Salviati. In piazza, Salvini ha incontrato alcuni residenti del quartiere: una ventina di persone in tutto. Molti di più i giornalisti presenti, per seguire ogni gesto e frase dell’esponente del Carroccio in queste prime tappe della campagna elettorale che sta investendo Roma. E che sembra realizzarsi, ricalcando un copione già visto nella Capitale come in altre città, sulla pelle delle persone e sulla visibilità mediatica, più che sulle proposte politiche.
“A proposito di diritti dei cittadini, di ‘integrazione’ e di rispetto dell’ambiente, farò un sopralluogo in un CAMPO ROM (ovviamente abusivo) a Tor Sapienza, a Roma”, annunciava questa mattina Salvini dalla propria pagina Facebook – da cui, per inciso, esprime il proprio esplicito appoggio al discusso candidato statunitense Donald Trump. Proprio sul tema dei diritti i cittadini del campo – per l’occasione circondato dalle camionette delle forze dell’ordine – hanno rivolto molte domande al leader del Carroccio, accolto da striscioni di benvenuto e dalla scritta “prima gli italiani”. Tutt’altro che una provocazione: come hanno fatto notare i residenti nel campo, la maggior parte di loro sono effettivamente cittadini italiani. Solo che, come è evidente entrando nel campo, sono tagliati fuori da qualsiasi servizio o diritto, confinati in uno spazio di segregazione. La “soluzione” solitamente proposta da Salvini rispetto alla presenza dei rom – la ormai famosa ‘ruspa‘ – non sembra dunque adattarsi particolarmente alla situazione in cui si è trovato oggi il leader leghista, il quale alle molte questioni sollevate dai residenti del campo non ha fornito alcuna risposta. “A me piange il cuore nel vedere tanti italiani che vivono in auto e fanno la fila alla Caritas con noi per mangiare. Tu farai qualcosa per questi italiani? Si dice sempre che non ci sono i soldi… ma ogni volta alla televisione sento di sequestri di case ai mafiosi, di imbrogli dei politici… che fine fanno i soldi?” chiede uno dei residenti. Ma Salvini, posto di fronte al problema dell’assenza di politiche pubbliche capaci di far fronte al disagio abitativo e alle difficoltà di una società sempre più impoverita, evita di rispondere, chiedendo invece conto di eventuali roghi tossici. E di fronte alle insistenze dei residenti replica ancora una volta con la nota separazione tra italiani e rom: “Gli italiani senza casa non hanno campi abusivi” afferma Salvini. Forse dimenticandosi che i campi monoetnici e segreganti, per cui tra l’altro l’Italia ha rischiato di subire una procedura di infrazione e Roma è stata condannata, sono una prerogativa tutta italiana, predisposta dai vari governi, e non un desiderio dei rom.
Il campo di via Salviati, che sorge di fronte all’ufficio immigrazione della Questura, è nato nel 1996 come campo autorizzato. Lasciato poi in uno stato di totale abbandono da parte delle istituzioni, al momento è definito un “campo tollerato”. Il superamento di questi spazi è richiesto e sollecitato da anni dalle associazioni che si occupano della tutela dei diritti, e dagli stessi rom, che spiegano le proprie difficoltà di inserimento nel tessuto economico, e dunque abitativo e sociale, del paese. “A noi il lavoro non ce lo danno perché siamo rom”, afferma una donna, mentre D., un giovane abitante del campo, conferma: “Dopo cinque anni di istituto alberghiero il massimo che mi fanno fare è il lavapiatti appena sentono il mio cognome”. “Non ci viene data alcuna possibilità”, riassume un uomo. Ma dal leader del Carroccio, praticamente scortato in ogni spostamento da una folta schiera di giornalisti, non arriva alcuna risposta in merito alle vere emergenze della città e delle persone che la abitano. Del resto il suo obiettivo non sembra essere quello di conoscere le effettive problematiche esistenti né quello di proporre delle soluzioni: l’importante è fomentare una sterile ostilità tra gruppi sociali. Almeno stando a quanto scrive su Facebook dopo la visita: “500 persone che vivono ‘lavorando nel commercio’, centinaia di bimbi che non vanno a scuola, roghi tossici e furti. Chiunque voglia governare con la Lega, non può tollerare questa vergogna!”, scrive Salvini, senza fare alcun accenno al fatto che sono stati pochissimi i cittadini di Tor Sapienza ad averlo accolto, e soprattutto senza citare in alcun modo i problemi che hanno esposto i cittadini rom, nonostante il ruolo decisamente attivo che hanno avuto durante la sua visita. L’importante era annunciare che sabato e domenica Noi Con Salvini sarà presente “in più di 40 piazze di Roma”.
Ad ogni modo, concordiamo con la parola usata dal leader del Carroccio: è una vergogna che nel 2016 in Italia molte persone vivano in vere e proprie baracche. Come è vergognoso il disagio abitativo che interessa Roma come molte altre città italiane, dove le persone non riescono più a pagare affitti troppo alti per stipendi troppo bassi. Ed è una vergogna che la politica scenda in strada e cerchi un dialogo, soprattutto nei quartieri più periferici, solo per la ricerca di consenso.
Cosa che è già successa, proprio a Tor Sapienza nel novembre del 2014, dopo diverse aggressioni compiute contro un centro di accoglienza (per una ricostruzione, https://www.cronachediordinariorazzismo.org/tor-sapienza-se-rancore-si-trasforma-in-razzismo/, https://www.cronachediordinariorazzismo.org/tor-sapienza-nessuno-parla/, https://www.cronachediordinariorazzismo.org/tor-sapienza-intimidazioni/). Una situazione che aveva portato tra le strade del quartiere giornalisti e politici, tra i quali l’eurodeputato leghista Mario Borghezio, che puntualmente, spenti i riflettori, hanno dimenticato gli abitanti di questa periferia romana fino ad oggi.
Serena Chiodo