Contratti regolari, tutte le giornate in busta paga e miglioramento salariale
Apertura immediata delle strutture di accoglienza, indennizzi in busta paga per i lavoratori in affitto
Risposta per le domande di sanatoria e di rinnovo dei permessi di soggiorno.
Qui di seguito il testo che annuncia la mobilitazione:
Scendiamo in piazza per il salario, la casa e i documenti!
Prosegue la raccolta della frutta nelle campagne saluzzesi: ci avviciniamo al momento il cui avremo il culmine di manodopera impiegata nella raccolta. Terminati mirtilli e piccoli frutti, recentemente impiantati sul territorio, è il momento delle mele e delle pesche.
La musica si ripete da anni: si lavora tutto l’anno, migrando da sud a nord e poi se non si riesce a trovar di meglio di nuovo a sud, dai ghetti ad altri alloggi di fortuna, senza sussidi o protezioni, continuamente ricattati. Il contratto nazionale e quello provinciale vengono continuamente disattesi, le paghe arrivano anche ad un paio di euro in meno l’ora rispetto ai già risicati minimi. Le giornate segnate in busta paga, così come la durata dei contratti, sono molto inferiori di quanto lavorato. Senza le giornate in buste paga non si può accedere alla disoccupazione agricola, nè si può richiedere il bonus per gli operai agricoli, previsto dall’ultimo decreto Sostegni. Magari, quando le giornate in busta coincidono con quelle lavorate, il lavoratore è costretto a ridare indietro parte del salario.
Senza giornate in busta paga è spesso anche più difficile rinnovare il proprio permesso di soggiorno. Perdipiù, i lavoratori delle campagne sono ancora in attesa di una risposta alle domande di Sanatoria del 2020, e vista l’emergenza sanitaria, anche di un vaccino. Non esistono in Italia protocolli uniformi per garantire a chi è sprovvisto di tessera sanitaria (e magari anche di permesso di soggiorno) la copertura vaccinale, e anche laddove si approntano campagne di immunizzzione per i lavoratori agricole, queste sono demandate al “buon cuore” delle aziende presso cui sono regolarmente ingaggiati, con le ovvie conseguenze del caso.
Il territorio agricolo che ha Saluzzo come suo centro principale si riconosce, come altri in Italia, per la diffusa emergenza abitativa che si ripete ogni anno nel periodo di raccolta.
Le gelate di marzo hanno ridotto l’arrivo di manodopera ma non lo hanno impedito. Proprio nel comune di Saluzzo si concentrano gli stagionali senza dimora. I posti li conosciamo: il parco di villa Aliberti, uno dei pochi luoghi di dimora e socialità concesso ai lavoratori stagionali, assieme allo spiazzo antistante il cimitero e il retro del Penny Market.
Lo scorso anno, in risposta alla manifestazione dei braccianti del parco, fu firmato un protocollo tra i governi locali, le associazioni datoriali e le forze dell’ordine per un progetto di accoglienza diffusa tra tutti i Comuni.
Il 28 di Giugno di quest’anno il protocollo è stato rinnovato. Il progetto è finanziato dal Ministero dell’Interno con 498.000 euro e prevede l’apertura e la realizzazione di strutture per l’accoglienza degli stagionali senza dimora, in un’azione coordinata anche con Prefetto, Forze di Polizia e dell’Esercito per il “controllo del territorio”.
Al momento sappiamo che l’Associazione Papa Giovanni XXIII accoglierà a Saluzzo 9 lavoratori, e 4 a Verzuolo. Altre strutture sono in corso di ristrutturazione a Verzuolo, ma non si conosce nè la data di apertura nè il numero di persone ospitabili. Una struttura a Lagnasco, gestita dalla cooperativa Armonia, ha dalla settimana scorsa 36 posti operativi. Un po’ di persone in meno per strada, ma basta fare un giro a Saluzzo dopo le 18 per capire quanto poco sia.
Nessun protocollo, dal 2011 ad oggi, ha mai garantito una copertura completa per tutti i lavoratori senza casa. Rispetto agli anni passati però, questo protocollo è anche un ulteriore passo indietro. Basti pensare che il PAS, chiuso nel 2020 (a detta delle autorità a causa del COVID), garantiva circa 400 soluzioni. La proposta del protocollo di quest’anno ne promette 180.
Il problema non è solo quantitativo ma qualitativo, e riguarda il modello di gestione dell’intero sistema di alloggiamento dei lavoratori. Le imprese usufruiscono dei finanziamenti pubblici, contribuendo in minima parte alla risoluzione del problema. Coloro che generano la domanda di manodopera, e che assumono quella straniera per comprimere il costo del lavoro e aumentare i profitti, dovrebbero avere l’onere di garantire l’intera copertura economica del sistema alloggiativo. I protocolli coinvolgono le autorità locali o le associazioni del terzo settore, con piani in continuità con le esigenze padronali. Ne è un esempio la distinzione tra stagionali con contratto e quant’altri senza, questi ultimi non considerati meritevoli di accedere alle strutture di accoglienza. O magari idealmente accolti nel breve periodo, prima di essere “invitati ad andarsene” con le buone o le cattive. Come se vivere in campi container, o tende che si voglia, fosse un lusso o un privilegio, in un sistema in cui l’incontro tra domanda e offerta di lavoro non avviene attraverso il collocamento pubblico obbligatorio, ma per passaparola, obbligando le persone a rischiare la disoccupazione e la strada per sperare di trovare un lavoro stagionale.
Il diritto ad abitare un territorio non può essere legato alla presenza o meno di un contratto di lavoro, e sembra incredibile doverlo sottolineare.
L’immagine di Saluzzo come una nuova Alabama, che ha avuto una grossa risonanza mediatica in questi giorni, ha il merito di essere di forte impatto. Tuttavia, vogliamo provare a fare uno sforzo ulteriore, e superare l’immaginario passatista dello schiavismo per ricollocare il problema all’interno delle contraddizioni dei giorni nostri. Perchè Saluzzo non è un caso isolato in Italia e nel mondo, è lo specchio del presente, del governo delle migrazioni e della forza lavoro, della segregazione razziale di matrice ‘democratica’, della securitarizzazione degli spazi, del capitalismo agricolo post-fordista.
Questo i lavoratori lo sanno bene, vivendolo quotidianamente sulla loro pelle. Per questo hanno deciso, anche quest’anno, di organizzarsi per reagire a questo sistema. Questo venerdì, 16 di Luglio, saremo con loro in sostegno a questa giornata di mobilitazione.
Le motivazioni per le quali scenderanno in piazza sono quelle riassunte dalle frasi precedenti: vogliamo dei contratti di lavoro in regola, un salario migliore, vogliamo un piano di accoglienza che possa coinvolgere tutte le persone senza dimora, a prescindere dalle tipologie dei contratti, vogliamo un collocamento pubblico obbligatorio e vogliamo delle risposte per i nostri documenti, per la sanatoria e per chi aspetta ancora un rinnovo.
Scendiamo in piazza a sostenere la lotta auto organizzata dei lavoratori.
BASTA OPPRESSIONE, BASTA SFRUTTAMENTO. VOGLIAMO CASA, SALARIO E DOCUMENTO!