Cronache di ordinario razzismo
Cronachediordinariorazzismo.org è un sito di informazione, approfondimento e comunicazione specificamente dedicato al fenomeno del razzismo curato da Lunaria in collaborazione con persone, associazioni e movimenti che si battono per le pari opportunità e la garanzia dei diritti di cittadinanza per tutti.
Da tempo gli studi critici sull’immigrazione in Italia hanno messo in luce quanto la funzione apparente dei centri di detenzione amministrativa – narrati come luoghi in cui trattenere le persone migranti nell’attesa dell’esecuzione del rimpatrio – non regga il confronto con la realtà dei numeri: in Italia, meno del 50 per centro delle persone trattenute viene effettivamente rimpatriato ogni anno; il trattenimento riguarda non solo persone di una delle nazionalità con cui l’Italia ha stabilito accordi di riammissione, quindi effettivamente “rimpatriabili”, ma anche persone di altre nazionalità. Queste passeranno nei centri un certo lasso di tempo prima di essere rilasciate nel territorio (spesso con un ordine di allontanarsi dallo stesso in sette giorni), senza per questo vedere mutare il proprio status giuridico. Tutto ciò ci lascia con l’interrogativo non ancora risolto – anche per la difficoltà a reperire dati ben nota a chi opera in questo campo – di quale sia la reale funzione (o le reali funzioni) della detenzione amministrativa in Italia. In questo senso, la gestione dei Centri di Permanenza per il Rimpatrio (Cpr) nel corso della prima ondata pandemica ci offre un’occasione unica di analisi. Il virus assume la forma delle politiche messe in atto per contrastarlo e, come una lente prospettica, può aiutare a disvelarne la vera natura. Durante il primo lockdown, i Cpr hanno continuato ad essere operativi, seppur con numeri più bassi del solito, nonostante fosse impossibile eseguire le espulsioni: Come si spiega? Chi sono le persone migranti che hanno continuato ad essere trattenute, e perché? I trattenimenti sono il frutto delle mancate uscite di chi in quel periodo non si riusciva a rimpatriare, o i mesi del lockdown hanno visto anche nuovi ingressi? E di chi?
Il report “‘No one is looking at us anymore’: Migrant Detention and Covid-19 in Italy”, a cura di Francesca Esposito, Emilio Caja e Giacomo Mattiello (scaricabile a questo link) prova a ricostruire cosa è accaduto nei Cpr nei mesi di marzo-maggio 2020, focalizzando l’attenzione su ogni singolo Cpr operativo, non mancando di ricostruirne anche la storia precedente e fornendo materiale per la discussione. A partire dal report abbiamo individuato alcuni punti attorno cui proponiamo di riflettere assieme:
Società civile e accademia si ritroveranno dunque intorno a una stessa tavola, per ragionare sulla detenzione dei e delle migranti in Italia alla prova del Covid-19, per cercare di leggere lo scenario attuale e le possibili configurazioni future di una realtà di difficile lettura, intrinsecamente molteplice e mutevole nel tempo. Per partecipare alla tavola rotonda occorre registrarsi qui. L’evento sarà registrato e diffuso tramite il canale youtube di Border Criminologies.
Introduce
Giulia Fabini (Università di Bologna)
Presentazione progetto ‘Landscapes of Border Control’
Mary Bosworth (Oxford University, Border Criminologies)
Presentazione del Report
Francesca Esposito (Oxford University, Border Criminologies)
Emilio Caja (Oxford University, Mai più lager – NO ai CPR)
Giacomo Mattiello (Università di Torino, Mai più lager – NO ai CPR)
Intervengono:
Yasmine Accardo (LasciateCIEntrare)
Stefano Anastasia (Portavoce della Conferenza dei garanti territoriali)
Carlo Caprioglio e Francesca Asta (Clinica Legale del diritto dell’immigrazione e della cittadinanza – Università di Roma 3)
Francesca De Masi (BeFree Cooperativa Sociale)
Stefano Galieni (ADIF – Associazione Diritti e Frontiere)
Laura Lo Verde (Clinica Legale per i Diritti Umani – CLEDU, Università degli Studi di Palermo)
Gennaro Santoro (Associazione Antigone, CILD)
Maurizio Veglio (ASGI, International University College of Turin)
Conclusioni
Giuseppe Campesi (Università degli studi di Bari “Aldo Moro”, ADIM)