
In questi ultimi anni sta crescendo l’attenzione sulla cosiddetta “police brutality”, ovvero la violenza esercitata dalle forze dell’ordine e, in particolare, su come questa colpisca determinate soggettività, ad esempio le persone razzializzate in quanto nere. Sulla linea di questa riflessione, dei rappresentanti del International Independent Expert Mechanism to Advance Racial Justice and Equality in the Context of Law Enforcement – organismo creato dal Consiglio dei diritti umani nel 2021- ha visitato l’Italia dal 2 al 10 Maggio del 2024 con lo scopo di indagare le sfide e le buone pratiche “messe in campo dall’Italia nell’adempimento dei suoi obblighi in materia di diritti umani sulla non discriminazione nel contesto dell’applicazione della legge e del sistema di giustizia penale”, con particolare attenzione al rapporto tra forze dell’ordine e persone afrodiscendenti. Da questa indagine, svoltasi anche in Brasile, ne è risultato un report, ora disponibile online.
Nella visita avvenuta in quattro città italiane – Roma, Milano, Napoli e Catania – i rappresentanti hanno incontrato parlamentari, forze dell’ordine e le organizzazioni della società civile, visitato strutture penitenziarie, di detenzione amministrativa, e raccolto le testimonianze di chi – purtroppo – ha vissuto o è stato testimone di forme di razzismo istituzionale messe in atto dalle forze dell’ordine.
Il rapporto è articolato in 6 parti: un’introduzione sul tipo di lavoro svolto, una descrizione del contesto italiano, l’analisi del razzismo sistemico in Italia, il rapporto con le forze dell’ordine, il sistema giudiziario e carcerario ed infine delle raccomandazioni rivolte alle autorità competenti – raccolte grazie all’aiuto delle organizzazioni della società civile con cui il Meccanismo si è confrontato – sui punti considerati imprescindibili per un miglioramento.
Nel rapporto – in particolare nelle parti dedicate al razzismo sistemico e alle relazioni con le forze dell’ordine – emerge come la sistemica criminalizzazione delle persone di origine straniera, la scarsa formazione e controllo nei confronti delle forze dell’ordine e la non incisività di molte delle azioni di contrasto al razzismo messe in campo da organi come UNAR e OSCAD, possono esporre le persone razzializzate, in particolare quelle di origine africana, ad una sistematica violazione dei diritti umani, che passa dalla cosiddetta “profilazione razziale” al trattamento che subiscono le persone detenute all’interno dei Centri di Permanenza per il Rimpatrio. Ulteriore preoccupazione desta anche la sovrarappresentazione delle persone di origine straniera e afrodiscendenti all’interno delle carceri, la cui presenza, stando ai dati raccolti e riportati nel rapporto, è inversamente proporzionale a quella riscontrabile tra le forze dell’ordine.
Nelle raccomandazioni, il Meccanismo si augura di continuare il rapporto con l’Italia affinché migliorino le condizioni di vita delle persone afrodiscendenti grazie a un approccio fondato sulla garanzia dei diritti umani che investa tanto la formazione delle forze dell’ordine quanto le stesse politiche di sicurezza.
Il report è disponibile online dal mese di ottobre e scaricabile a questo link: https://www.ohchr.org/en/documents/country-reports/ahrc5771add2-international-independent-expert-mechanism-advance-racial