
Il regolamento sull’assegnazione degli alloggi popolari adottato nel marzo 2020 dal Comune di Ferrara, amministrato dal sindaco leghista Alan Fabbri, è stato dichiarato “discriminatorio” e dovrà essere modificato nelle parti che riguardano il criterio della “residenzialità storica” e della “certificazione di impossidenza” da parte dei cittadini stranieri. Lo ha stabilito il Tribunale di Ferrara, accogliendo i ricorsi di due cittadine straniere, sostenute dagli avvocati dell’Asgi (Associazione studi giuridici sull’immigrazione). Le due donne erano finite al 342° e 680° posto nella graduatoria per l’assegnazione degli alloggi di edilizia popolare, che aveva visto le prime 157 posizioni occupate esclusivamente da cittadini italiani.
Ma il sindaco non ci sta ad una nuova accusa di razzismo, e con una nota a mezzo stampa, fa sapere che presenterà un ricorso e che non farà nessun passo indietro sulle assegnazioni degli alloggi. «Prendiamo atto – dice – della sentenza, ma andiamo avanti e resisteremo in giudizio fino all’ultimo grado. Grazie al nostro regolamento e al parametro della residenzialità storica abbiamo già assegnato quasi 80 appartamenti a famiglie ferraresi bisognose e non abbiamo intenzione di fermarci. Si tratta di ristabilire un principio di equità sociale tra italiani e stranieri che prima mancava a Ferrara, come ancora manca in tante altre città. Non c’è nessuna discriminazione, anzi a parità di diritti, con il nostro regolamento ad essere valorizzata è la presenza sul territorio dei residenti storici e degli stranieri per bene, che si sono integrati in città». «Gli attacchi fatti attraverso azioni giudiziali non mi spaventano – aggiunge Fabbri –. Sono sempre stato un pioniere della politica e sul tema delle case popolari ho applicato il principio di residenzialità già anni fa, a Bondeno, quando ero sindaco. Poi, alla guida del gruppo consiliare della Lega in Regione siamo riusciti a far introdurre la norma, votata poi dall’assemblea, dei tre anni di residenza su territorio regionale come requisito minimo per l’accesso alle graduatorie per la casa popolare. Sono abituato ad essere inseguito all’indomani delle scelte che faccio».
In relazione ai parametri oggetto della sentenza, il sindaco tiene a precisare che il Regolamento per l’assegnazione è stato votato dal Consiglio comunale e si basa su fonti “superiori”, quali quelle regionali, che espressamente introducono e prevedono l’utilizzo da parte dei Comuni dei due parametri di residenzialità storica (fin dal 2015 e poi con delibera 154/2018) e di impossidenza (parametro introdotto nel 2018 con delibera assembleare della regione Emilia Romagna, nell’atto unico sull’edilizia residenziale pubblica, che lascia ai Comuni una importante discrezionalità sull’applicazione e sul metodo di controllo).
Infine, chiarito il proprio punto di vista nel merito, il sindaco si sfoga sulla propria pagina Facebook, puntando l’indice anche sulle due ricorrenti, facendo pubblicamente nome e cognome delle due donne: “Mentre queste persone erano aiutate con altri ’percorsi’, che conosciamo purtroppo bene, molti italiani chiudevano la propria attività a causa delle restrizioni Covid e altri perdevano il lavoro. Ecco come queste persone, che abbiamo aiutato e continuiamo ad aiutare, ripagano la generosità dei ferraresi”. E aggiunge: “Pensate che una di queste non rispetta nemmeno il requisito di 3 anni di residenza della Regione Emilia Romagna. Ma pretende un alloggio popolare”.
Insomma, il “creativo” Sindaco di Ferrara non si smentisce e continua diritto nella sua “crociata” personale basata sul principio del “prima gli italiani”, come aveva già fatto in un recente passato a proposito dei cosiddetti “buoni spesa” in materia di solidarietà alimentare in piena pandemia.
Di recente l’Asgi stessa ha sottolineato come numerose leggi o regolamenti regionali prevedono ancora il requisito della residenza protratta e/o la richiesta di documenti aggiuntivi attestanti l’assenza di proprietà immobiliari nel Paese di origine ai soli cittadini extra UE. E da diversi mesi l’ASGI sta intervenendo chiedendo alle Regioni di modificare tali previsioni anche alla luce delle più recenti sentenze della Corte Costituzionale. Sono stati avviati diversi contenziosi davanti a vari Tribunali, i quali finora, e quindi non solo a Ferrara, hanno sempre riconosciuto la sussistenza di una discriminazione palese a danno dei cittadini stranieri.