01-03-2011, Milano(MI) - Lombardia
Cheikh Tidiane Gaye, 41 anni, nato in Senegal, in Italia da quindici anni, ha una moglie italiana e due figli. E' anche uno scrittore. Gaye decide di candidarsi alle elezioni amministrative milanesi nella lista civica per Pisapia. Quando va a comunicarlo al suo datore di lavoro, il presidente di "Extrabanca", il dirigente lo insulta, accomunandolo "agli zingari e ai musulmani che vogliono rovinare Milano", per poi specificare, che lui e un altro collega immigrato sono "due negri africani che stanno creando troppi problemi", che "avere troppi negri non può giovare alla banca", e che quindi sarebbe stato meglio assumere "una persona di colore più chiaro". A questi insulti si aggiungono, poi, anche quelli di un altro dirigente. Gaye, turbato e offeso da queste offese razziste, sporge denuncia. Nel marzo 2012, giunge la condanna per "Extrabanca" da parte del Tribunale del lavoro di Milano. Secondo il giudice, l'istituto di credito ha tenuto nei confronti del dipendente senegalese "comportamenti illeciti", richiamando nella sua sentenza una norma sulle cosiddette "molestie razziali" sui luoghi di lavoro. L'istituto di credito definisce la condanna "surreale" e annuncia di voler presentare ricorso in appello.
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