Atto Senato 3-01922
Presentata da NICOLETTA FAVERO
13 maggio 2015, seduta n.448
Ambito di interesse: protezione internazionale, diritto di asilo
Al Ministro dell’interno – Premesso che:
al fine di poter garantire un livello sempre più elevato di tutela in materia di protezione internazionale, in seguito alla Convenzione di Ginevra del 1951, sono stati adottati in Italia il decreto legislativo n. 251 del 2007, il decreto legislativo n. 25 del 2008, e il decreto legislativo n. 18 del 2014 che recepiscono i principi sanciti dalle direttive europee in tema;
la richiesta di protezione internazionale può essere presentata dal cittadino straniero all’ufficio di Polizia di frontiera, al momento dell’ingresso in Italia, o in alternativa può essere presentata direttamente all’ufficio immigrazione della Questura;
la Questura provvede ad inviare la domanda alla commissione territoriale, l’unico organo competente a decidere in ordine al riconoscimento dello status di rifugiato, e rilascia allo straniero un permesso di soggiorno per richiesta di asilo in attesa della definizione del procedimento. La commissione può anche non riconoscere lo status di rifugiato, rigettando la domanda per manifesta infondatezza. Contro le decisioni della commissione territoriale si può ricorrere, entro 30 giorni, al tribunale per richiedere la sospensione quando ricorrono gravi e fondati motivi e quest’ultimo decidere nei 5 giorni successivi;
considerato che:
il 22 marzo 2014 20 profughi sono stati accolti nel comune di Pettinengo (Biella) presso l’associazione “Pacefuturo”, onlus in convenzione con la Prefettura di Biella e in collaborazione con l’amministrazione comunale. I profughi sarebbero arrivati in Italia attraverso il Mediterraneo, fuggendo dalla guerra in Mali in corso tra le forze governative e i gruppi ribelli dell’Azawad, legati all’estremismo islamico;
attualmente, come appreso da notizie a mezzo stampa, la situazione in Mali sarebbe di grande instabilità, nell’attesa che venga sottoscritto l’accordo di pace tra i soggetti contendenti, la cui firma è prevista il 15 maggio 2015 e che dovrebbe coinvolgere anche quei gruppi di ribelli del nord del Paese che non hanno aderito all’accordo preliminare, raggiunto ad Algeri il 1° marzo. La guerra civile avrebbe costretto alla fuga centinaia di migliaia di maliani e, a causa delle ultime violenze, lo scorso 5 maggio, negli scontri tra esercito e gruppi Tuareg a Ténenkou, sarebbero morte una decina di persone;
in merito alla situazione umanitaria, monsignor Jean-Baptiste Tiama, vescovo di Sikasso e presidente della Conferenza episcopale del Mali, ha rilevato che ci sarebbero migliaia di maliani sfollati all’interno del loro Paese ed altri rifugiati nei Paesi limitrofi, perché nutrono timori sulla validità del processo di pace. A livello nazionale Caritas Mali si starebbe prodigando nei loro confronti con l’aiuto delle Caritas d’Europa, e le istituzioni cristiane starebbero lavorando per la riconciliazione nazionale tra i diversi soggetti politici, amministrativi e anche religiosi coinvolti. Tra le vittime dei jihadisti, infatti, oltre ai cristiani, ci sarebbero anche molti mussulmani;
rilevato che:
la storia dei profughi dal Mali, accolti a Pettinengo, è comune a quella di migliaia di migranti costretti a lasciare le coste della Libia, dove si erano rifugiati, e dove poi erano stati imprigionati e messi in condizione di schiavitù. In particolare alcune di queste persone giunte nella suddetta comunità locale, hanno subito le stesse violenze sia nel loro Paese d’origine sia durante il loro passaggio in Libia;
di questi 20, solo 4 hanno visto accolta la loro richiesta di protezione internazionale da parte dell’Italia (tre per motivi umanitari ed uno per protezione sussidiaria). I restanti 16 si sono visti rifiutare sia la richiesta dalla commissione territoriale competente, nell’estate 2014, sia rigettare il ricorso dal tribunale civile di Torino, all’inizio del 2015. Si tratta di giovani tra i 20 e 35 anni che rischiano, nei prossimi mesi di maggio o di giugno, l’espulsione dall’Italia e quindi dall’Europa, per poi divenire clandestini qualora non lasciassero il territorio nazionale;
la comunità di Pettinengo ha conosciuto e accolto i profughi apprezzandoli anche per i lavori svolti in questi mesi nel territorio. I ragazzi hanno imparato l’italiano, hanno collaborato con la comunità in molte attività (sgombero della neve, pulizia del parco pubblico, pulizia delle strade e di molti stabili comunali e parrocchiali) iniziando un vero percorso di integrazione. Altri si stanno dedicando all’insegnamento della lingua inglese nell’istituto comprensivo locale e hanno iniziato percorsi di sensibilizzazione nei licei della provincia di Biella;
ritenuto che:
il sistema dell’accoglienza e della gestione dei richiedenti della protezione internazionale nel nostro Paese, presenta, a parere dell’interrogante, diverse criticità note sia alle istituzioni nazionali sia locali, a cui spetta il compito di risolvere tali problemi;
le commissioni territoriali competenti a decidere in ordine al riconoscimento della protezione internazionale, sarebbero ancora poche in tutta Italia, nonostante il continuo afflusso di immigrati. Ciò rallenterebbe l’iter burocratico della procedura, che attualmente si attesta nei tempi medi di oltre 2 anni, con costi crescenti a carico della collettività e un importante investimento di risorse umane ed economiche che i percorsi di integrazione per gli stranieri richiedono, ma che si rivelano inutili nel caso di espulsione del soggetto;
un altro problema sarebbe quello legato alla disparità nella valutazione delle richieste; spesso 2 persone che presentano presso lo stesso tribunale le medesime documentazioni, comprovanti gli stessi motivi della richiesta, con situazioni comuni tra di loro, ricevono pronunciamenti diversi. L’orientamento della commissione territoriale potrebbe, dunque, essere influenzato da elementi non oggettivi o comprovati che rischiano di condizionare l’esito del pronunciamento finale;
considerato, inoltre, che la scarsa efficienza della procedura di espulsione prevista per gli immigrati vittime non riconosciute della violenza subita nei loro Paesi di origine, genera non solo episodi di emarginazione ma, in alcuni casi, alimenta la devianza e fornisce manovalanza alla criminalità organizzata sempre pronta ad approfittare di una situazione tanto drammatica,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa relativamente alla situazione che si è venuta a creare nel comune di Pettinengo (Biella) e quale sia la sua valutazione in merito;
se non ritenga, in particolare, di dover intervenire con la massima sollecitudine affinché la posizione dei 16 profughi presenti nel Comune possa essere rivalutata, nel rispetto di quanto sancito dall’articolo 10, terzo comma, della Costituzione, scongiurando l’espulsione dal nostro Paese di tali persone, per le quali l’eventuale ritorno in Mali potrebbe costituire un pericolo per la loro incolumità, vista la situazione di instabilità presente nel loro Paese d’origine;
se non ritenga di dover incrementare il numero delle commissioni territoriali competenti per il riconoscimento dell’asilo politico e la protezione internazionale, presenti sul territorio italiano per consentire lo svolgimento in tempi ragionevoli di tali procedure, fissando tempi certi per la conclusione dell’esame da parte dei soggetti competenti;
se possa fornire indicazioni su quali siano ad oggi i parametri oggettivi di valutazione delle richieste per il riconoscimento dell’asilo politico e della protezione internazionale e i criteri effettivi sulla base dei quali vengono adottate le decisioni di accoglimento delle domande presentate dai soggetti richiedenti.
Fonte: http://parlamento17.openpolis.it/atto/documento/id/112518