“Clandestini, ladri e barboni fuori dai c…!”, seguito da “Savona ai savonesi”: sullo sfondo, titoli di giornale sovrapposti, tra cui campeggiano le parole “Maghrebini”, “degrado”, “vandali”, e un disegno caricaturale con due uomini – uno di evidenti origini africane – che aggrediscono una donna. Questi i manifesti prodotti da La Destra di Savona, di cui l’amministrazione comunale aveva rifiutato la diffusione già a ottobre scorso.
La Destra, incurante della bocciatura, ha affisso in questi giorni i manifesti sui muri della città, come annunciato da una nota: “I nostri militanti hanno affisso sulle plance elettorali i manifesti che vennero respinti dal Comune di Savona. […] Se queste anime belle giudicano troppo forti le nostre parole, escano dal palazzo e parlino coi savonesi senza casa e lavoro a fronte di tutti gli immigrati che hanno deciso di mantenere a spese nostre. La Destra c’è e vuole riconsegnare l’Italia agli italiani”.
Dopo essere rimasti sui muri di Savona per un paio di giorni, i manifesti sono stati fatti rimuovere, visto il divieto risalente a mesi fa. E prontamente sostituiti con altri, che recitano: “Rimosso il manifesto sul degrado. Del resto il problema di questa città era un foglio di carta affisso mica 600 famiglie senza casa a fronte di 1300 alloggi disponibili. Diritti che spettano solo agli stranieri che non vogliono lavorare. Un campo rom da mantenere. Una viabilità da film horror. Zero futuro per i giovani”.
La Destra non rinuncia quindi a riproporre la contrapposizione noi-loro, cavalcando il tema della sicurezza per creare tensione sociale, additando i cittadini stranieri e rom come usurpatori di diritti ai danni degli italiani.
Un tema, quello della sicurezza, ampiamente utilizzato dal movimento di estrema destra: già il 31 gennaio scorso, durante una riunione a Loano, il neosegretario locale Demis Aghitino annunciava la possibilità di “dar vita a delle ronde cittadine per cercare di arginare il fenomeno dei furti ai danni dei negozianti e cittadini loanesi”.
Nel frattempo, sulla pagina Facebook del movimento sono apparsi diversi commenti legati alla vicenda dei manifesti respinti: “Boia chi molla”, “Io me ne frego”, “Forza camerati”. L’uso diffuso di terminologia fascista dovrebbe destare allarme, ma purtroppo non è una sorpresa, vista anche l’immagine che compare sul profilo Facebook di Andrea Finocchiaro, segretario cittadino de La Destra: tra il suo nome e cognome c’è una croce celtica, uno dei simboli adottati dall’estrema destra italiana.
L’Arci di Savona ha esposto denuncia alla magistratura chiedendo che quanto successo venga valutato alla luce della legge Mancino che punisce i reati di incitamento all’odio “razziale”.