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Cronache di ordinario razzismo

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Omicidio di Soumaila Sacko: famiglia e USB parti civili

20 Febbraio 2019

Si è tenuta, ieri, a Catanzaro, davanti la Corte d’assise, la prima udienza nel processo sull’uccisione di Soumaila Sacko, giovane bracciante e sindacalista Usb originario del Mali, assassinato la sera del 2 giugno 2018  a San Calogero, nel vibonese. Il giovane era stato raggiunto da un colpo alla testa sparato con un fucile da caccia, mentre si trovava insieme a due connazionali nell’area dell’ex “Fornace Tranquilla”, una fabbrica di laterizi posta sotto sequestro da 8 anni per l’interramento di 134 mila tonnellate di rifiuti tossici. La Corte d’assise ha ammesso come parte civile, oltre ai familiari della vittima (la madre, la moglie, la figlia minore e i fratelli di Soumaila, tutti residenti in Mali) anche l’Usb, e rispettivamente rappresentati dagli avvocati Arturo Salerni e Mario Antonio Angelelli di Progetto Diritti. Il pubblico ministero di Catanzaro ha chiesto che, tra le prove, siano incluse le intercettazioni telefoniche di Pontoriero, accusato dell’omicidio, effettuate nel periodo intercorso tra l’atto e il suo fermo. A margine dell’udienza, Aboubakar Soumahoro, dirigente sindacale dell’Usb, ha dichiarato: “Questo processo riguarda un uomo, un padre di famiglia, un attivista sindacale, un bracciante, che non riusciva a vivere con la fatica di un lavoro che svolgeva dall’alba al tramonto e quindi era costretto a vivere tra le lamiere. Chiediamo – ha proseguito Aboubakar Soumahoro – che sia fatta giustizia, chiediamo che siano fatte verità e piena luce, e chiediamo che nessuno altro essere umano sia mai costretto a vivere tra le lamiere“. L’ammissione come parte civile dei familiari e del sindacato di base è stata accolta con soddisfazione sia da Progetto Diritti che dall’Usb che, in una nota, ha inteso riaffermare il proprio impegno nelle lotte sociali e sindacali dei braccianti, per i quali Soumaila Sacko ha dato la vita: “Il presidente Alessandro Bravin – si legge nella nota – ha riconosciuto che dall’assassinio di Soumaila – hanno tratto un danno sia la famiglia che Usb. In un periodo di forti preoccupazioni per gli abitanti della baraccopoli di San Ferdinando – scrive l’Usb – l’impegno di Soumaila sarebbe stato un valore al centro della lotta per la dignità dei braccianti, per una giusta paga, per una casa per tutti”. La nuova udienza si terrà il prossimo 9 aprile, con l’escussione dei primi testimoni.

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Filed Under: Antirazzisti in movimento Tagged With: braccianti, omicidio, parte civile, processo, progetto diritti, razzismo, Soumalia Sacko, usb

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